Universalmente noto come simbolo di pace, l’olivo i suoi frutti e il suo prezioso olio sono conosciuti fin dal neolitico. Dalla Mesopotamia, dove è stato trovato il primo frantoio oltre 7.000 anni fa, grazie ai Fenici e ai Cartaginesi si è diffuso in tutto il Mediterraneo. I Greci, gli Etruschi e successivamente i Romani lo coltivano su grande scala e ne commercializzano il prodotto.

Vengono perfezionate le tecniche di coltivazione e affinata la produzione di olio per i diversi usi cosmetici, terapeutici, culinari, gastronomici, lubrificanti e d’illuminazione. Insieme ai cereali, l’olio d’oliva viene a far parte di quella che oggi è definita “dieta mediterranea”. Nel Medioevo i Longobardi e i Normanni ne rilanciano la coltivazione e, in Spagna, gli Arabi sono all’avanguardia per le tecniche di innesto, potatura e frangitura. Con l’Anno Mille l’Italia, soprattutto con la Toscana, riacquista il primato di terra d’elezione per la cultura dell’olivo. Il Rinascimento ne segna la svolta nella moderna coltivazione.

Nel Settecento, le scienze agrarie registrano il primato nella ricerca e nell’applicazione delle tecniche olivicole. A Pescia nascono le prime aziende per la preparazione di olivi da seme e si mettono a punto particolari tecniche d’innesto.