Presente fin da epoche preistoriche, l’olivo è da secoli parte importante del paesaggio toscano. Le prime testimonianze risalgono al periodo etrusco, intorno al VII secolo A.C. Riferimenti più consistenti sono reperibili nel Medioevo, già prima dell’anno Mille. Un significativo incremento della sua coltivazione si ha fra il 1300 e il 1400, tanto che gli oliveti giungono a caratterizzare quasi indistintamente tutto il territorio collinare della regione. Già nel Quattrocento la competenza degli olivicoltori toscani consentiva per l’epoca un’eccellente resa delle olive in olio, intorno al 13-14%.
All’inizio del XV secolo, la coltivazione dell’olivo giunse a livelli notevoli, soprattutto in lucchesia. Nel pesciatino si producevano la bellezza di 400 quintali d’olio, che sopperivano all’uso locale e consentivano anche una prima timida esportazione. Frantoio, moraiolo e gramignolo erano già allora le varietà più coltivate nell’area. Negli ultimi due-tre secoli, la coltivazione dell’olivo in Toscana ha raggiunto livelli di grande rilievo, favorendo una tradizione gastronomica e alimentare conosciuta in tutto il mondo.